Nel precedente post di questa tetralogia abbiamo posto l’accento sulla necessità, nella manutenzione predittiva, di avere visione del futuro per muoversi in anticipo sulla conseguenza e riuscire così a dominarla nei suoi effetti.
Obiettivo principale della manutenzione predittiva è, lo ricordiamo, quello di evitare guasti inattesi e predire quando si verificheranno possibili malfunzionamenti. In questo post facciamo un ulteriore passo avanti e proviamo ad approfondire, passando dalla visione alla visionarietà. E lo faremo a partire dall’idea di rigenerazione.
Generare di nuovo
Rigenerare, generare di nuovo, è un termine fortemente evocativo: in biologia ad esempio, la rigenerazione riguarda spesso la capacità di ricostruire o rinnovare parti del corpo danneggiate o mutilate. Dal classico e famoso esempio della coda della lucertola che viene sacrificata in caso di necessità (se viene afferrata da un predatore) ed è poi in grado di “rinascere” attraverso la rigenerazione dei tessuti, alla più sofisticata muta delle penne degli uccelli, un vero e proprio esempio di manutenzione preventiva.
Molti uccelli infatti cambiano le proprie penne, rinnovandole di continuo, perché a causa della loro delicatezza e dello sforzo cui sono sottoposte si usurano facilmente. La muta però non può avvenire in un solo colpo, perché questo impedirebbe all’uccello di volare per tutto il periodo di ricrescita del suo piumaggio. Ecco quindi che, soprattutto per quanto riguarda le penne delle ali, strumento fondamentale e irrinunciabile, il rinnovo avviene in modo graduale: solo alcune penne per volta cadono e si rigenerano, permettendo all’uccello di continuare a volare senza avere mai periodi di “fermo per manutenzione”.
Il termine rigenerazione contiene dunque in sé l’intento di sostituire le parti logore, usurate (nella tecnica attraverso sistemi di autodiagnostica e autoriparazione) ma non solo: la rigenerazione può (o forse deve) riguardare anche e soprattutto paradigmi e concetti logori, usurati, deteriorati, sostituendoli con frammenti nuovi e pensieri in formazione.
[bctt tweet=”La rigenerazione può (o forse deve) riguardare anche e soprattutto paradigmi e concetti logori, usurati, deteriorati, sostituendoli con frammenti nuovi e pensieri in formazione.” username=”MapsGroup”]
La progettazione della rigenerazione progressiva
Se guardiamo per un attimo alla crescente complessità nel mondo Supply Chain è facile comprendere come sia estremamente difficile avere sistemi privi di guasti: e anche qualora fossimo in grado di intercettarli attraverso l’applicazione della manutenzione preventiva e predittiva, cosa succede con l’impredicibile? Con l’avvio di una pandemia, di una guerra, di un disastro geologico?
Tornando al nostro esempio di rigenerazione in biologia, l’osservazione degli uccelli ci offre una prima importante lezione: qualunque rigenerazione non può che essere progressiva. Non c’è rivoluzione nella rigenerazione: essere visionari nella rigenerazione non significa essere bizzarri o folli, come vorrebbe il mito dell’inventore pazzo, ma avere la capacità di cogliere correlazioni, scenari e possibilità al di là del presente, in altri termini, possedere la capacità di governare entità complesse.
[bctt tweet=”Non c’è rivoluzione nella rigenerazione: essere visionari nella rigenerazione significa avere la capacità di cogliere correlazioni, scenari e possibilità al di là del presente, possedere cioè la capacità di governare entità complesse.” username=”MapsGroup”]
C’è chi questa capacità la chiama competenza.
Sistemi complessi e irriducibili
Treccani definisce “sistema”:
un gruppo di componenti che insieme interagiscono e contribuiscono a formare un’entità più complessa: ciò implica, ed è questo un requisito essenziale per un sistema, che l’entità prodotta dall’interazione delle parti è più grande della somma delle parti stesse. Queste possono infatti combinarsi in modi inaspettati generando proprietà o funzioni riconducibili unicamente al sistema (per es., il movimento controllato dell’automobile) e non ai suoi costituenti (motore, fari, ecc.). Tali proprietà o funzioni vengono definite “proprietà emergenti”. Poiché le proprietà emergenti sono il risultato delle interazioni fra le parti, il sistema che le comprende viene detto “irriducibile”, ovvero non riconducibile alle sue componenti prese individualmente.
In questo nostro mondo ipercomplesso e interconnesso, non basta dunque reagire, non basta neanche predire, è necessario approntare strategie di autoriparazione progressiva e progettare sistemi in grado di autorigenerarsi. Ed è urgente farlo adesso.
La ricerca si sta già muovendo in questa direzione.
- Esperti di robotica della Vrije Universiteit Brussel (VUB), con l’aiuto del progetto SPEAR, finanziato dall’UE, hanno ad esempio progettato robot morbidi in grado di ripararsi da soli, fatti di elastomeri autoriparanti. La robotica morbida è ancora agli albori ma lascia già intravedere un enorme potenziale d’uso: dalle operazioni di ispezione e manutenzione di macchinari, a quelle di ricerca e salvataggio.
- E ne sappiamo abbastanza anche di materiali autoriparanti, dalla plastica che si ripara con la luce, all’asfalto che si ripara con l’acqua, al vetro, al calcestruzzo. I materiali autoriparanti sono quei materiali che preservano nella propria configurazione una potenzialità reattiva in grado di attivarsi, secondo vari meccanismi fisico-chimici, quando è necessario al fine di ristabilire, attraverso una fase mobile, in una certa parte le caratteristiche funzionali del materiale vergine. Le possibili applicazioni, anche in questo caso sono molteplici e possono andare dagli smartphone agli edifici. Il limite, come si dice in questi casi, è solo la fantasia.
Gli impatti positivi della progettazione di sistemi con queste caratteristiche sono numerosi ed evidenti anche dal punto di vista della qualità, dell’efficienza, dei costi ma soprattutto della sostenibilità.
La rigenerazione infatti, dicono gli autori di regeneration.org crea mezzi di sussistenza che portano la vita alle persone e le persone alla vita. È un lavoro che ci lega al benessere degli altri, che fornisce uno scopo e un futuro di dignità e rispetto.
[bctt tweet=”In questo mondo ipercomplesso e interconnesso non basta reagire ne predire: è necessario approntare strategie di autoriparazione progressiva e progettare sistemi in grado di autorigenerarsi.” username=”MapsGroup”]
Rigenerazione, spiega “Nuovo e Utile”, potrebbe diventare la parola d’ordine del futuro. Va oltre il concetto di sostenibilità perché non riguarda solo il non far danni, ma anche il far sì che danni precedenti vengano riparati. Basta dare occhiata ai progetti di rigenerazione premiati da Spring Prize per comprenderne la portata.
E se proprio non dovessimo riuscire c’è sempre il piano B: colonizzare altri pianeti, magari con robot di ghiaccio che si autoriparano, ça va sans dire.
Approfondimenti
- Biologia dei sistemi
- S.P.E.A.R.
- Materiale Autoriparante
- L’Università di Tokyo sviluppa una plastica autoriparante
- ASFALTO DA PNEUMATICI RICICLATI CHE SI AUTORIPARA CON L’ACQUA
- Robot di ghiaccio che si autoripara da spedire su pianeti e lune del sistema solare
- La plastica che sanguina e si autoripara
- Rigenerazione: una parola e un’idea per il futuro
Anna Pompilio
CREDITS IMMAGINI
Immagine di copertina: ID Immagine 1: 66837927. Diritto d'autore: krulua ID Immagine 2: 18020942. Diritto d'autore: nexusplexus